Canelli: "Il calcio giovanile è allo sbando, urge una sterzata decisa" - I AM CALCIO CASERTA

Canelli: "Il calcio giovanile è allo sbando, urge una sterzata decisa"

Mister Dario Canelli
Mister Dario Canelli
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Tra i giovani tecnici più preparati della Campania spicca sicuramente il nome di mister Dario Canelli: per lui un passato recente già importante con esperienze sulle panchine delle compagini giovanili della Casertana e, da ultima, quella alla Virtus Goti. Con il giovane tecnico abbiamo fatto una chiacchierata sullo stato del calcio giovanile non solo campano ma generale, affrontando quelle che sono le problematiche più vistose.

Mister, oltre ad essere un conoscitore di calcio esperto e qualificato, è anche un assiduo frequentatore dei campi della Campania: come reputa lo stato attuale dei tornei giovanili e del calcio giovanile in generale?

A mio parere le cose non vanno affatto bene, sotto tutti gli aspetti, primo fra tutti quello educativo e sociale. Non è concepibile vedere partite di categorie "Pulcini", "Esordienti" e "Giovanissimi" durante le quali si vive un clima surreale, con genitori fuori sugli spalti o in qualche caso anche vicino alle reti che delimitano il campo che inveiscono contro arbitri oppure screditano e offendono i bambini avversari. Noto solo ansia e timori negli occhi dei piccoli calciatori che sentono anche loro la pressione.

A chi potremmo ascrivere le colpe di tutto ciò?

Purtroppo c'è da dire che molte colpe sono anche degli istruttori. Anzitutto, per il bene dei ragazzi e la tranquillità delle famiglie, mi auguro che tutti coloro che svolgono la nostra professione, in specie chi lavora a contatto con i piccoli atleti, sia abilitato e quindi abbia i titoli per svolgere tale lavoro. Il problema maggiore è che invece di tutelare e far divertire i ragazzini in campo, molti di questi pseudo-istruttori danno manforte ai genitori contribuendo a fornire un pessimo esempio. Anche gli stessi genitori devono capire che i figli fanno calcio per divertirsi e non per diventare necessariamente campioni. Non è quella l'eta per stabilire se un ragazzino sia un campione o meno: prima facciamoli divertire poi, un domani, si penserà eventualmente alla "carriera" da calciatore.

Quali potrebbero essere le soluzioni per ovviare a queste problematiche?

Sono fatti che ormai succedono con frequenza in qualsiasi centro sportivo: mi è capitato di assistere a scene assurde. Tutto questo va anzitutto denunciato in modo da sensibilizzare tutto il movimento calcistico alla problematica; bisogna fare assolutamente qualcosa per far si che certe situazioni non capitino sui campi e che, nel caso proprio dovessero accadere, gli autori vengano puniti in modo esemplare in maniera tale da scoraggiare anche altri nel perseverare in certi atteggiamenti. Tutti questi fattori, che stridono con l'anima pura del gioco del calcio, stanno rovinando giornate di festa e di sport ma soprattutto rovinano la crescita sportiva e umana di questi giovani che hanno solo 10-12 anni.

Crede che questo tipo di atteggiamenti, sul lungo periodo, possa nuocere ed in che misura sull'intero mondo del calcio?

Dobbiamo tutti fermarci un attimo a riflettere, anzitutto gli addetti ai lavori, la Federazione e gli Enti sportivi che organizzano campionati. Io reputo che il livello dei nostri giovani in Campania sia alto: viviamo in una delle regioni più forti d'Italia calcisticamente parlando ma stiamo rovinando e bloccando la crescita con questa idea stupida della competizione, dei tornei, dei punti e delle vittorie: alla fine resteranno solo coppe che un giorno andranno a finire in una pattumiera quando ingiallite dal tempo. Allora, invece di puntare al risultato, si punti a formare i giocatori fisicamente e tecnicamente e a mentalizzarli in un certo modo: il cambiamento parte da loro perché un ragazzo educato in campo e rispettoso delle regole con altissima probabilità lo sarà anche al di fuori. Quindi, a mio avviso, meglio cominciare ad educare i ragazzi ai valori sani dello sport e a non esasperare lo spirito di competizione: in questo modo otterremo non solo degli atleti migliori ma degli uomini migliori e quindi anche una intera società migliore. So di chiedere troppo ma se queste mie parole riuscissero a convincere anche un solo istruttore a cambiare il suo metodo sarebbe già una grandissima vittoria.

Maurizio Morante